D.A.T., morte con mancata alimentazione ed idratazione.

D.A.T., morte con mancata alimentazione ed idratazione.

 

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In questi giorni la campagna di “distrazione di massa” dei media ha dato il meglio di sé, Donnarumma ed il Milan, la Boschi e Vegas, i naziskin di Como, i certificati comunali di antifascismo, le dichiarazioni di Asia Argento sugli obelischi e immancabile il mal tempo, che come tutti sanno non si presenta mai in inverno…, certo notizie, ma di secondo livello, più o meno discutibili e più o meno certe.

Di indiscutibile e certo, di primaria fascia informativa ed importanza, una notizia anche se non silenziata, ma come sempre manipolata dalla “neolingua” è quella dell’approvazione con legge dello Stato, delle “D.A.T.” acronimo di “disposizioni anticipate di trattamento” denominate così forse per far pensare ad un diverso T.F.R., il trattamento di fine rapporto.

Alla fine di una legislatura è stato prodotto un concentrato di atti contro la famiglia e la vita, con norme che:

  • Impongono ai medici le disposizioni dei pazienti;
  • Introducono il principio della disponibilità della vita, in tal modo violando la libertà e negando l’obiezione di coscienza;
  • Non vietano in modo esplicito l’eutanasia e di converso aprono le porte all’abbandono terapeutico e alla legalizzazione della eutanasia omissiva;
  • Associano in modo totalmente arbitrario il concetto di terapia alle funzioni vitali della nutrizione e dell’idratazione;
  • Esentano dalla responsabilità sul piano civile e penale i medici, di fatto permettendo in tale modo l’omicidio del consenziente.

Su ognuno dei sopraindicati punti ci si potrebbe soffermare. Quello che però ha colpito molti in questi giorni dal falso buonismo imperante ed obbligato per essere politicamente corretti e dunque accettati dal sistema mondialista – finanziario – tecnocratico dell’Unione delle Repubbliche socialiste Europee, è stata l’introduzione dell’equiparazione delle terapie con il sostentamento e la possibilità di sospendere alimentazione e idratazione.

L’immagine del bimbo che non è in grado di fare la spesa, cucinare, autonomamente mangiare e bere, pare efficace analogia al malato grave o terminale, a cui, se per evitare accanimenti terapeutici si sospendono le cure, non dovrebbe, come per un bambino, essere sospeso il sostentamento alimentare, per il solo fatto di non essere in grado di alimentarsi autonomamente.

Sembrerebbe logico, ma come diceva Chesterton verranno tempi, e sono giunti, i in cui : “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.”

Ora davanti alla morte, che ci rende tutti uguali e che arriverà per tutti, la morte che il mondo moderno nasconde dietro i cipressi e i muri che nascondono i cimiteri, dietro il nascondimento della parola “morte” con termini quali: “è scomparso, non è più fra noi, è partito, se ne è andato etc.”, morte che è sempre quella degli altri, parola che o è banalizzata, oppure viene scaramanticamente esorcizzata toccandosi parti innominabili, pare sì morta quella pietas, che ha caratterizzato e caratterizza tutte le religioni e le civiltà.

Pensiamo di essere al capezzale di un nostro caro agonizzante da giorni per accompagnarlo con la nostra presenza, affetto e preghiera e non alleviare la sua sofferenza dandogli da bere, inumidendone le labbra, nel mentre si controlla se la soluzione fisiologica non si esaurisca.

È civiltà, progresso oppure barbarie, cessare di alimentare ed idratare il nostro caro?

Aveva ragione Vittorio Messori nel suo memorabile libro “Scommessa sulla morte” che invito tutti i lettori di questo articolo a leggere o rileggere, a sostenere che il tabù della modernità non è il sesso, ma la morte.

Ci hanno abituato a vedere film con centinaia o migliaia di morti violente e lontane nei tempi e nei luoghi, sangue e squartamenti inquadrati nei minimi particolari, per un’umanità di vogliosi guardoni da poltrona o divano.

L’esito di ciò: non voler vedere più il reale, la morte vera, che deve arrivare in fretta, veloce, facilitata, e con un moribondo narcotizzato, affamato e assetato.

Un’umanità in croce, forse in agonia, che dovrebbe meditare: “…Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura : “ Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima ad una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!” E chinato il capo, spirò”. Giovanni 19, 28 – 30.

Di quel Gesù, bambino in questi in questi giorni,  ricordiamo la nascita, meditiamone la venuta , la Sua nascita è speranza di una vita eterna e che ha vinto la morte.

Benedetto Tusa