Editoriale – Punto e a capo

 

Un bilancio di inizio anno.

Per chiudere i conti con il passato.

Per smettere di perdere tempo in tatticismi ed equilibrismi.

Per individuare una vera strategia.

Per tornare a fare politica.

I bilanci si fanno alla fine dell’anno ma, a volte, è utile farli in anticipo.

All’inizio di questo 2014 abbiamo ritenuto, insieme ad altri amici appassionati di politica, di fare il punto sulla situazione. Fare un bilancio per l’appunto. Chiudere i conti con gli strascichi e i rottami che oggi ingombrano lo scenario politico e individuare una nuova strategia per tornare a fare una buona politica per il bene comune senza doppi fini.

 

Oggi una delle frasi più ricorrenti sulla bocca degli italiani è la critica alla politica, il disinteresse se non il disprezzo verso tutto quello che la riguarda ad iniziare dai suoi operatori.

Valutazione sancita, tra l’altro, dall’alto tasso di astensionismo che cresce ad ogni elezione.

 

A ben vedere tuttavia esistono anche segnali di segno opposto.

 

L’ascesa del movimento Cinque Stelle può essere visto come un fenomeno di antipolitica ma di fatto ha fatto prendere posizione a milioni di italiani di centro destra e centrosinistra che hanno saltato gli steccati ideologici senza contare gli elettori da tempo disillusi che sono tornati a votare o che per la prima volta si sono impegnati.

 

Anche i partiti tradizionali vivono una fase di rilancio, vedremo se arriveranno anche i frutti, ma è vero che il PD, con l’operazione Renzi, ha concluso il percorso sviluppato dalla svolta della Bolognina con Occhetto; mentre il Berlusconismo continua imperterrito ad affrontare il trascorrere del tempo con il Cavaliere dato per morto e sconfitto che continua la sua epopea.

 

Stabili restano i partiti come Scelta Civica e Lega Nord fatta salva l’eccezione di Salvini che ha avviato da tempo una strategia di attenzione per lo spazio politico delle destre lasciate ormai sguarnite da una appetibile, per gli elettori, presenza di destra.

 

Su quel fronte encefalogramma piatto.

I soggetti delle destre nulla fanno al di là di litigare sulle spoglie di Alleanza Nazionale, offrendo solo una continua germinazione di liste e liste che alle ultime elezioni ha raggiunto la mezza dozzina di sigle e, quindi, sancendo di fatto il vuoto politico in cui Salvini ha iniziato a pescare elettori allettandoli con iniziative e prese di posizione identitarie.

 

Eppure in mezzo alle rovine qualcosa si muove.

Per chi intende continuare a seguire la passione politica il momento odierno rappresenta una sfida esaltante, la possibilità di veder nascere e di contribuire a creare nuovi movimenti politici e nuove sintesi ideali.

Un’occasione imperdibile.

 

Per decenni chi si avvicinava alla politica italiana doveva giocoforza inserirsi in un contesto già definito o, peggio, scleroritizzato.

Capitava, ad esempio che chi si avvicinava ad Alleanza Nazionale come prima domanda sentiva domandarsi “A quale corrente appartieni ?”

 

Oggi la situazione della politica italiana, da un lato la crisi che costringe gli italiani a porsi domande sul loro futuro e, dall’altro, i partiti che non sembrano in grado di dare risposte permette, a chi ha voglia e volontà, di gettare le fondamenta di una nuova azione.

 

Per quanto riguarda noi il quadro che oggi si offre ad un onesto osservatore della realtà è che tutti coloro che provenivano da A.N. rappresentano una diaspora di orfani.

Nella migliore delle ipotesi possono considerarsi in affitto presso case che non sono le loro.

 

Molto meglio, rispetto al tale prospettiva, la possibilità di rimettersi in gioco ravvivando i legami tra realtà affini che si facciano riconoscere per prima cosa per le idee che propugnano.

 

L’imperativo diventa evitare di riprendere il filo con soggetti, sia partiti che persone, privi di qualsiasi progetto se non la mera perpetuazione del loro potere.

 

Qui non si tratta di rancori o di spirito polemico ma è una lezione tratta dall’esperienza maturata tra lo scioglimento di AN e il successivo collasso del PDL.

 

In particolare, è da ricordare come in quel periodo ci fu un tentativo di costruire una nuova sintesi tra l’ala identitaria e comunitaria della destra sociale, il cattolicesimo popolare rappresentato dalla Compagnia delle Opere, il socialismo riformista che sarebbe meglio definire “craxiano” o “tricolore” e, infine, dagli esponenti di Forza Italia non liberisti.

Ci fu anche un’iniziativa non a caso denominata “Un cuore sociale nel PDL” fallita a causa delle solite gelosie, tatticismi, equilibrismi.

Ma la strada era quella giusta, trovare una nuova sintesi per rispondere alle naturali e impellenti domande di buona politica.

 

Ciò premesso, basta guardare al passato, niente ritorni a Itaca né tantomeno rimanere sulla Troade a vedere il rogo funerario di Ettore, in Lombardia alcune realtà hanno iniziato da tempo a dialogare tra loro cercando di trovare un’intesa.

 

Nelle prossime puntate intervisteremo queste realtà alla ricerca del minimo comune denominatore di tutti per riprendere i contatti e costruire un’anagrafe dei volenterosi con l’obiettivo di tornare a proporsi agli elettori con un vero progetto.

 

Giancarlo Sigona