marea grigia

MAREA GRIGIA.

A Roma e sui media si dibatte sulle riforme istituzionali, senato si, senato no, etc.: sono sempre più lontani dalla realtà dei problemi veri.

Per non essere accusati di polemica da bar, segnalo subito uno dei temi che non solo la politica italiana, ma anche e soprattutto gli organismi internazionali si dovrebbero porre: l’invecchiamento della popolazione mondiale ed il futuro dell’umanità; in altri termini ci si dovrebbe occupare della più grande minaccia (con la devastazione dell’ambiente, su cui ritornerò in un articolo gemello a breve) incombente sull’umanità, la decrescita impressionante della fertilità, ormai diffusa su scala mondiale.

Quando di recente il governo cinese è intervenuto per rivedere la c.d. politica del “figlio unico”, speculare alla propaganda antinatalista, che è svolta in occidente, da oltre 40 anni, da parte di chi diffonde le idee del rapporto del Club di Roma, non sarebbe stato il momento di porsi qualche interrogativo ?

Lo faremo noi.

I manuali di demografia ci dicono che nella storia dell’umanità il dato costante sino ai nostri giorni, sia stato quello di una forte natalità e di una forte mortalità.

In passato a parte le grandi guerre e le grandi epidemie (si pensi alla peste del 1347, che decimò oltre un terzo della popolazione in Europa o alle epidemie che sterminarono gli amerindi dopo il 1492 ) la crescita della popolazione mondiale è stata lenta e ciò sino a che i progressi della medicina intervennero, tanto da farla aumentare di numero in modo rapido (1750 – 1900).

Successivamente i demografi prevedevano una stabilizzazione fra nascite e decessi ed il livello sarebbe stato quello dei 2,1 figli per ogni donna, dato che avrebbe permesso la sopravvivenza della popoĺazione mondiale: era il c.d modello di “transizione demografica”.

Questa previsione però ha fallito. Non si era semplicemente pensato che un popolo, una civiltà, decidesse di ridurre la fertilità.

Nel primo mondo, nonostante il baby boom, il miglioramento forse eccessivo del welfare, l’immigrazione massiva, la popolazione è invecchiata e si è riprodotta in misura sempre minore.

Alcuni dati su cui riflettere :

In Africa dal 1950 al 1990, il tasso di crescita è stato del 3%, tasso mai raggiunto nel passato. La crescita nel sud del mondo peraltro è stata causa delle instabilità ivi presenti, attese le difficoltà educative, la mancanza di posti di lavoro, di risorse alimentari e d’acqua.

In Sud America, Turchia (2), Iran (1,9), Messico (2,05), la fecondità e calata, di fatto a circa 2 figli per donna, così come in Asia, India compresa (2,4) si tratta di ritmi in calo in essere da 10 a 20 anni.

L’ONU ha comunicato che l’indice di fertilità è passato dalla media del 4,95, degli anni 1950 – 55 a quello del 2,36 del 2010 – 2015.

Eh sì, ci hanno raggiunto, visto che in Europa le donne fertili sono la metà delle loro madri e per riportarsi in “pari” dovrebbero fare 4 figli a testa….meta improbabile.

In Italia al pareggio dei 2 figli per donna ci siamo arrivati nel 2000, mentre l’inverno demografico in Europa è iniziato negi anni 90′: anche la ” cattolica ” Polonia è scesa al dato dell”1,3, e tutto ciò in 25 anni. Solo l’immigrazione in atto può, nel tempo ridurre il dato !

Quali considerazioni al proposito in questo momento di “massiva invasione” di immigrati da parte della politica europea? Pare nessuna.

Concludendo, occorre prendere atto e trarre conseguenze :

1) che per la prima volta nella storia è in atto una decrescita generalizzata della popolazione a livello mondiale. L’ONU ha comunicato che tra 30 anni tutto il mondo sarà popolato da un numero di abitanti ultrasessantacinquenni superiore di coloro che hanno meno di 15 anni (noi del cosiddetto mondo sviluppato ci siamo giunti nel 1998);

2) che occorrono politiche familiari generose, che incoraggino le donne alla maternità, non contrapponendola alla femminilità, con ciò favorendo la fecondità, e condizioni di lavoro ed accesso alla casa alle govani coppie;

3) che in Italia si spende molto di più per le pensioni ( rispetto la media europea) e molto meno per le politiche familiari; come dunque non tendere legislativamente a far cercare di coincidere la vita lavorativa e la maternità (con asili nido, scuole materne e sostegno alla persona), con il quoziente familiare, i buoni scuola, gli assegni familiari di rilevante consistenza e da ultimo chiedersi, se al di là delle questioni economiche, il contesto culturale italiano e non solo, permetta veramente di conciliare femminilità e maternità?

Questa è la domanda, che non può più essere elusa ed è questo che deve essere il tema centrale del dibattito politico italiano: gli altri temi, c.d. diritti civili compresi, sono di seconda o terza fila.

L’invecchiamento influirà, infatti, in campo economico sulla crescita, sui sistemi pensionistici, sui consumi, sui mercati lavorativi, sui regimi impositivi e sui trasferimenti intergenerazionali, nella sfera sociale, sulla composizione delle famiglie e le sistemazioni abitative, la domanda di alloggi, le tendenze migratorie, l’epidemiologia e le necessità di assistenza sanitaria; in ambito politico, modellerà i sistemi di votazione e rappresentanza elettorale.

Riflettere su tutti tali temi è un’urgenza incombente.

Benedetto Tusa