PREGIUDIZI E LUOGHI COMUNI

Qualche volta  nasce il dubbio dell’eccesso. Vuoi vedere che la situazione non è così compromessa, che forse “le cose” non vanno così male?: nasce l’incertezza. Poi la realtà, ed una onesta analisi, come quella comparsa sul Corriere della Sera del 23 febbraio,  a firma Giovanni Belardelli ristabiliscono l’equilibrio. Secondo “[…] uno studio pubblicato su un’autorevole rivista inglese Lancet Psychiatry, la cannabis in circolazione avrebbe ormai un principio attivo enormemente più potente rispetto a quello di un tempo. […] In Italia la notizia è passata inosservata […] infatti riconoscere che questa super-cannabis è responsabile di un considerevole numero di malattie psicotiche, come sostiene la ricerca inglese, renderebbe immediatamente obsoleto quel luogo comune progressista che individua nella cannabis, e nella sua liberalizzazione, un simbolo libertario”. Non paiono servire ulteriori commenti a tali considerazioni, ma un secondo esempio, che riguarda la fecondazione eterologa ne può innescare diversi. Ecco quanto esposto da Belardelli:” Dopo che è divenuta legale [la fecondazione eterologa]in seguito ad una sentenza della Consulta, i centri hanno dovuto fare i conti con una pressoché totale assenza di donazioni, soprattutto femminili.” La notizia è si apparsa sulla stampa italiana, ma nella indifferenza e sottovalutazione totale, mentre meriterebbe una: “[…] discussione pubblica, cominciando dalla presa d’atto dell’evidente impossibilità che di donazione realmente si tratti. La cessione di gameti femminili, infatti, richiede un trattamento sanitario piuttosto pesante per chi lo pratica ed è perciò quasi impossibile che una donna possa davvero donare i suoi ovuli. Nei paesi in cui avviene, alla donazione si accompagna un compenso in denaro; ad esempio in Spagna, dove molte studentesse si pagherebbero così gli studi universitari”. Non a caso diversi centri italiani, come l’ospedale Careggi di Firenze, si riforniscono all’estero di ovociti, come segnala,  sempre nel suo articolo, Belardelli. Che così conclude: “La decisione si può condividere o meno, ma non dovrebbe essere trattata alla stregua dell’importazione di una qualunque merce. Qui il bene importato, e nei fatti, benché la normativa comunitaria lo vieti, acquistato , ha a che fare con il corpo umano: di studentesse in Spagna,  spesso di donne in condizioni di difficoltà economiche in altri Paesi. Si può essere a favore […] Certo, è difficile sfuggire al dubbio che così avalleremmo quella mercificazione del corpo femminile che in altri campi condanniamo. In ogni caso sarebbe bene discutere pubblicamente dell’assenza di donazioni e delle cause che le determinano. […] Tutto lascia credere invece che le nostre strutture sanitarie si orientino verso l’introduzione di rimborsi spese o di premi di solidarietà

per mascherare il fatto che non di doni veramente si tratta”. Di una chiarezza agghiacciante. Solo una ulteriore considerazione/domanda: quali interessi economici si possono immaginare dietro questa triste realtà. E’ immaginabile che il maggior “guadagno” non sia, ad esempio, delle studentesse spagnole, e non vogliamo immaginare la realtà delle eventuali “donatrici” di Paesi più poveri, ma sicuramente degli “intermediari” che si occupano delle “donazioni”, e subito dopo dei “tecnici” che praticano la fecondazione eterologa? E potremmo anche considerare possibile, l’interesse economico di industrie varie, se come segnala Belardelli, la cessione di gameti femminili richiede un trattamento sanitario pesante: quali strumenti quali medicinali sono necessari?  Certo, simili domande  ci danno l’impressione di essere  finiti in un romanzo fantascientifico, ed il pensiero ritorna a quanto venne preconizzato da Huxley, nel Mondo Nuovo. L’unica differenza è, che nel romanzo si immaginava un totale controllo delle nascite da parte di uno stato totalitario. Oggi, nel mondo della globalizzazione e delle multinazionali,  possiamo pensare ad un potere diverso, e comincia ad avere un senso anche parlare di estremisti (del sesso) in riferimento a maschi e femmine, che non paiono più così “funzionali” rispetto alla nuova realtà che avanza.

 

Osceola