Recensioni – Libro – Bella Ciao – G.Pansa

RECENSIONI

 

BELLA CIAO – Giampaolo Pansa, Rizzoli Editore,  pagine 430 , Euro 19,90

 

Il sottotitolo, “Controstoria della resistenza”, è di per sé chiarificatore, sia rispetto agli intenti dell’Autore che in rapporto ai contenuti di questo testo che, a differenza di altri che lo stesso Pansa ha dedicato a temi inerenti la seconda guerra civile (Il sangue dei Vinti, Sconosciuto 1945, i custodi della memoria)  non è scritto in forma di dialogo, ma come una narrazione storica, che poco indulge a coloriture.

In pratica, esso riprende la tesi secondo la quale la finalità degli insorti, in gran parte inquadrati dal partito comunista attraverso i commissari politici delle brigate Garibaldi, era quella di preparare il Paese per assoggettarlo ad una dittatura di stampo stalinista.

Un ruolo ben preciso in questa strategia fu svolto dagli “spagnoli”, ovvero dai reduci della guerra di Spagna che avevano combattuto contro Franco, e che in gran parte furono internati al confino a Ventotene, dove ebbero tempo e modo di perfezionare i piani della guerra civile, che scatenarono dopo il 25 luglio 1943, allorché, liberati dalle patrie galere, si dispersero per darsi alla macchia e alla latitanza, onde attuare le direttive del PCI e del partito d’azione e dare inizio alla stagione degli attentati e delle imboscate.

Un secondo intento  è  il dimostrare lo scarso apporto dato dai ribelli alla effettiva lotta contro la Repubblica Sociale Italiana e contro l’alleato germanico, fatto, questo, arcinoto a chiunque abbia approcciato  quel periodo storico con obiettività, ed è facilmente desumibile anche dai dati di fonte inglese e americana, che calcolavano in circa 30.000 le unità presenti nelle bande in Italia al novembre 1944, ovvero al momento del “proclama Alexander”, con il quale il generale inglese ordinava loro la ritirata nei quartieri invernali; comando, peraltro, disatteso da quanti prendevano ordini da Mosca attraverso i canali del PCI.

Un altro aspetto ben evidenziato da Pansa è il diffuso ricorso ad azioni terroristiche da parte degli insorti al fine di provocare ritorsioni e rappresaglie, meglio se aventi per vittime i civili.

Era, questa, la logica del “tanto peggio: tanto meglio” che fu alla base di gran parte delle ritorsioni, primo fra tutti l’attentato criminale di via Rasella, che causò la rappresaglia delle Fosse Ardeatine, tanto per citare un evento che ancor oggi viene presentato in modo distorto e fazioso. In base a questi criteri agivano i GAP, emanazione diretta del PCI, che costituivano l’ossatura della sovversione nei centri urbani, e che erano specializzati nell’assassinio a tradimento e nel sequestro a fini omicidi di oppositori, sia fascisti e tedeschi, sia antifascisti di matrice anticomunista.

Attraverso una casistica ampia e ben documentata, il libro descrive anche le innumerevoli faide che funestarono la vita delle unità ribelli, immancabilmente finalizzate a gestire le bande da parte dei comunisti, destituendo, e non di rado assassinando, i comandanti di diverso orientamento politico. In qualche caso, come ad esempio nell’agguato di Porzŭs, non furono soltanto i capi a rimetterci la pelle, ma anche i gregari “non allineati”.

Insomma: un lungo, triste, susseguirsi di episodi che hanno per comune denominatore la ferocia con la quale i capi comunisti perseguivano le proprie finalità, senza nemmeno tener conto che già dagli accordi di Casablanca era stato decretato che l’Italia, una volta invasa, sarebbe rimasta nell’ orbita degli anglo-americani, i quali non avrebbero certo permesso lo spostamento del Paese verso Est.

Quanto Pansa descrive è noto, tuttavia il pregio di “Bella ciao” consiste nell’aver condensato, e in parte concatenato secondo logica, una serie di eventi per dimostrare che il mito resistenzialista, a settant’anni dai fatti, merita di essere ampiamente ridimensionato. Forse, a sentire parlare di “repubblica nata dalla resistenza” qualcuno in più scuoterà il capo e proverà un moto di fastidio.

Un libro che merita di essere letto e meditato.

 

Marzio G. Mezzetti