Editoriale – La Questione Italiana e l’era Berlusconi

Dall’unità d’Italia ad oggi la “questione italiana” è di sempiterna attualità; ogni generazione vive la persistente “quaestio” della scelta su chi debba governare, ponendosi in una feroce dialettica, che evita la risposta circa come sia possibile costruire un sistema istituzionale che funzioni e che sia sostituibile senza traumi o forzature.

Ha ragione il docente di storia contemporanea Giovanni Orsina, quando sostiene nel suo interessantissimo libro ” Il berlusconismo” edito dai tipi della Marsilio Editrice, che il motivo dominante di questi 150 anni di storia italiana, sia (e Monti, Letta, Renzi ne sono gli ultimi interpreti) quello dell’approccio ” ortopedico e pedagogico” di chi, illuminato. abbia assunto o gli sia stata affidata la missione di modernizzare, raddrizzare e rieducare, il nostro Paese.

Un gruppo di autonominati “illuminati” che attraverso partiti, Stato ed istituzioni ci vuol portare dalla nostra arretratezza religioso – culturale, alla compiutezza della “modernità” europea.

Una storia già vista……  come è già è stato visto quanto l’Italia e gli italiani siano coriacei a tali imposizioni.

Il Berlusconismo, giudiziariamente ferito ed in fase calante, con parti di esso che scappano dalla nave ritenuta in fase di affondamento, dopo aver fatto comode e gratuite crociere, è stata una reazione all’arroganza comunista, che con la propria pretesa di superiorità morale è stata il culmine, in Italia, di questa tradizione ortopedica e pedagogica;  provocando e creando con il suo tentativo egemonico e definitorio degli avversari, come rozzi e populisti, le condizioni del sorgere del Berlusconismo.

Gli italiani hanno sperato con esso e sperano ancora, di incontrare una formazione politica che portando lo Stato al servizio dei cittadini e non tentando di rieducarli “dalla culla alla bara”, li difenda ed in una prospettiva sussidiaria li sostenga, in un sistema in cui prevalga il lemma “più Società e meno Stato”.

Ritenere “liquidato” l’era Berlusconi per “via giudiziaria” e dunque fallito e da archiviare, sarebbe da parte nostra quantomeno superficiale.

Occorre invece cogliere gli slanci positivi che questa reazione ha avuto o ha potuto/ voluto coltivare, si pensi per restare allo spinoso tema della difesa della famiglia naturale fra un uomo ed una donna, al referendario stop alla fecondazione artificiale, al sostanziale immobilismo di fronte alle richieste del radicalismo di massa in tema di unioni civili, limitazione dell’obiezione di coscienza, eutanasia, liberalizzazione della droga, etc.;  in campo economico all’abolizione dell’iniqua tassa di successione e al ridimensionamento di quelle sulla casa; ed in campo internazionale alle iniziative di politiche di contenimento nei paesi di partenza dell’immigrazione clandestina.

Occorre pertanto senza distruggere ciò che resta di/in Forza Italia, anzi sostenendolo nelle prossime elezioni amministrative ed europee e collaborandovi, senza perdere le nostre specificità valoriali, riprendere il filo di tale reazione ai “poteri forti” , nel tentativo e nella speranza della nascita di una nuova casa politica; per noi che veniamo da quello che fu la “destra sociale” per chi ha votato in passato e voterà ancora Forza Italia ed anche e soprattutto per quel quasi 53% di astenuti, voti nulli o schede bianche, di cui in questi giorni i giornali parlano.

Condividiamo pertanto nei prossimi mesi l’impegno di amici che “trascinati” da AN nel PDL, non ne hanno seguito classi dirigenti nei vari FDI o NCD, rimanendo in Forza Italia e condividiamo anche la scelta de “La Destra”, che comprendendo che con “l’Italicum” ci saranno solo tre partiti ( PD, 5 Stelle, Forza Italia) sta cercando con il proprio patrimonio ideale, di posizionarsi in una situazione in cui sia possibile continuare a fare politica attiva.

C’è molto da fare nei prossimi mesi, per chi non vuol essere “rieducato” o “ingessato”, ma vuol essere protagonista della vita della nostra amata Patria.

Coraggio avanti, liberi dal risultato e dalle pseudo classi dirigenti autonominatesi tali.

Avanti per il bene comune, ricordando che gli “assenti hanno sempre torto” e che si può fare.

Benedetto Tusa