Dante vero ecumenista, XIX canto del paradiso.

Si sente parlare sempre piu’ spesso di ecumenismo, di dialogo interreligioso di sincretismo e new age ma, pochi o forse nessuno ha provato a volgere lo sguardo indietro per vedere se delle risposte a problemi oggi cosi’ impellenti possano venire dal nostro passato e dalla poesia. Ebbene proviamo l’ ardita risposta in compagnia del sommo vate e della sua “ ALTA FANTASIA” e vediamo se senza andare fino alle metafisiche orientali, troviamo qualche nutrimento nella nostra tanto maltrattata TRADIZIONE che tanto per parlare chiaro e’ il Cattolicesimo Romano. Dante si trova in cielo, in paradiso, nel cielo di Giove simbolo di giustizia anche per gli antichi e gli si para davanti l’ aquila imperiale romana che colma di spiriti magni che hanno vissuto con rettitudine rispondera’ alla sua domanda cha da tanto, troppo tempo giu’ in terra nessuno ha mai saputo rispondere. SOLVETEMI, SPIRANDO IL GRAN DIGIUNO / CHE LUNGAMENTE M’HA TENUTO IN FAME / NON TROVANDOGLI IN TERRA CIBO ALCUNO. Dante insomma vuole sapere perche’ si dannano gli uomini che non hanno avuto la grazia di essere cristiani, eppure si sono comportati bene e secondo ragione, perche’ ci sono tante fedi diverse e ogni cosa sulla terra sembra scompaginarsi, mentre in paradiso vede tutto giusto e secondo misura. ASSAI T’E’ MO APERTA LA LATEBRA, / CHE T’ ASCONDEVA LA GIUSTIZIA VIVA, / DI CHE FACEVI QUESTION COTANTO CREBRA. Ecco finalmente la risposta, con questa magnifica terzina l’ aquila toglie l’imbarazzo al poeta e gli apre lo scrigno del cielo che in terra non riusciva con solo la ragione a forzare. E la risposta e’ inevitabilmente semplice; chi segue la scrittura non puo’ non sapere che Dio non vuole che si perda alcuno ma le sue vie non sono le nostre vie e che i suoi disegni sono tutti conformi al suo volere… COTANTO E’ GIUSTO, QUANTO A LEI CONSUONA / NULLO CREATO BENE A SE’ LA TIRA / MA ESSA RADIANDO, LUI CAGIONA. Il poeta pero’ non si ferma qui, ma ci dice che non c’e’ vera pace se non in Cristo e che non c’e’ altra salvezza se non in lui, in barba a tutte le chiacchere che si sentono oggi, ebbene si, Cristo e’ Romano e checche’ ne dicano gli altri solo credendo in LUI ci salva e si ascende al cielo e che tutti e tutte le fedi dovranno inchinarsi e tornare a lui.    A QUESTO REGNO / NON SALI’ MAI CHI NON CREDETTE IN CRISTO / NE’ PRIA NE’ POI CH’ EI SI CHIAVASSE AL LEGNO.  La cosa piu’ incredibile pero’ che Dante ci tiene a dire e’ che la “ peste “ peggiore di tutte non sono gli atei o gli infedeli, ma proprio coloro che avendo ricevuto la grazia della fede, non solo non hanno fatto il bene ma sono stati peggiori di quelli che quella fede per ragioni a noi e a lui ignote non l’ hanno avuta. LVE, ripetuto tre volte, con tre terzine in acrostico finisce questo canto universale. Peste dell’ umanita’ sono quei cristiani che invece di amare la giustizia ed il bene si sono comportati peggio di tutti quelli che non hanno avuto tale grazia, oh quanto e’ vero anche oggi questo ammonimento; noi che pensiamo che sia sempre colpa degli immigrati, degli altri e di chi non conosce il Vangelo ma, la colpa principale forse ieri come oggi e’ piu’ nostra che non di chi viene da lontano !!! Nessuna risposta verra’ data neanche a noi uomini del XXI secolo se non torniamo tutti e subito all’ unica fonte di salvezza che e’ nostro Signore Gesu’, il risorto, il centro di tutti i cuori del mondo e il centro di tutto.

Ivan Suma