PER UN’ETICA AMICA DELLA PERSONA NO ALL’ECONOMIA DELLO SCARTO E ALL’IDOLATRIA DEL DENARO.

PER UN’ETICA AMICA DELLA PERSONA

NO ALL’ ECONOMIA DELLO SCARTO E ALL’ IDOLATRIA DEL DENARO.

Per la prima volta il 7 settembre 2018 un Papa rilascia un’intervista esclusiva ad

un quotidiano economico e nella specie al quotidiano di Confindustria “Il Sole 24 Ore”

al puntuale e brillante giornalista Guido Gentili, sorridendo alla fine dell’intervista

dice “E’ una mia piccola Enciclica…”.

La trattazione alla cui lettura evidentemente si rimanda, è ampia e si sviluppa su temi

che spaziano dall’ ecologia, al fenomeno immigrazione, alle politiche aziendali,

con ampie le citazioni dal magistero di particolare dei Sui predecessori, di particolare

interesse il tema del rapporto fra persona ed economia.

Sul punto alla domanda su come mai la Santa Sede affermi che l’economia ha bisogno per il suo corretto funzionamento di “un’etica amica della persona”, magistralmente risponde:” Innanzitutto una precisazione sull’idea degli scarti. Come ho scritto nell’Evangelii Gaudium: non si tratta semplicemente del fenomeno conosciuto come azione di sfruttamento e oppressione, ma di un vero e proprio fenomeno nuovo. Con l’azione dell’esclusione colpiamo, nella sua stessa radice, i legami di appartenenza alla società a cui apparteniamo, dal momento che in essa non si viene semplicemente relegati negli scantinati dell’esistenza, nelle periferie, non veniamo privati di ogni potere, bensì siamo sbattuti fuori. Chi viene escluso, non è sfruttato ma completamente rifiutato, cioè considerato spazzatura, avanzo, quindi spinto fuori dalla società. Non possiamo ignorare che una economia così strutturata uccide perché mette al centro e obbedisce solo al denaro: quando la persona non è più al centro, quando fare soldi diventa l’obiettivo primario e unico siamo al di fuori dell’etica e si costruiscono strutture di povertà, schiavitù e di scarti.”  E oltre sul punto:” Abbiamo un’etica non amica della persona quando, quasi con indifferenza, non siamo capaci di porgere l’orecchio e di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non versiamo lacrime di fronte a i drammi che consumano la vita dei nostri fratelli né ci prendiamo cura di loro, come se non fosse anche responsabilità nostra, fuori dalle nostre competenze.

Un’etica amica della persona diventa un forte stimolo per la conversione. Abbiamo bisogno di conversione.

Manca la coscienza di un’origine comune, di una appartenenza a una radice comune di umanità e di un futuro da costruire insieme.”.

A fronte del mancato servizio dell’attività finanziaria all’economia reale ed alla persona umana, ecco la illuminante risposta di Papa Francesco: “Dietro ogni attività c’è una persona umana. Essa può rimanere anonima, ma non esiste attività che non abbia origine dall’uomo. L’attuale centralità dell’attività finanziaria rispetto all’economia reale non è casuale: dietro a ciò c’è la scelta di qualcuno che pensa, sbagliando, che i soldi si fanno con i soldi. I soldi, quelli veri, si fanno con il lavoro. È il lavoro che conferisce la dignità all’uomo non il denaro. La disoccupazione che interessa diversi Paesi europei è la conseguenza di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro.”.

Indicazioni chiare in questo tempo in cui nel nostro sistema economico al centro c’è il denaro, un contesto da cui Papa Francesco ci mette ancora in guardia ed indica la via da percorrere:” al centro c’è un idolo e questo non va bene: lottiamo tutti insieme perché al centro ci siano piuttosto la famiglia e le persone, e si possa andare avanti senza perdere la speranza. La distribuzione e la partecipazione alla ricchezza prodotta, l’inserimento dell’azienda in un territorio la responsabilità sociale, il welfare aziendale, la parità di trattamento salariale tra uomo e donna, la coniugazione tra i tempi di lavoro e i tempi di vita, il rispetto dell’ambiente, il riconoscimento dell’importanza dell’uomo rispetto alla macchina e il riconoscimento del giusto salario, la capacità di innovazione sono elementi importanti che tengono viva la dimensione comunitaria di un’azienda. Perseguire uno sviluppo integrale chiede l’attenzione ai temi che ho appena elencato”.

Benedetto Tusa