Politica e intelligenza artificiale

Politica, intelligenza artificiale, intelletti sintetichi, operai artificiali

Il dibattito politico italiano è tutto incentrato sui temi della persistente disoccupazione, delle disuguaglianze economiche e sulla eccessiva persistenza impositoria dello Stato, reddito di cittadinanza e “flat tax” le proposte, sembra però che la politica italiana si comporti come chi mestola la minestra prima che arrivi ad ebollizione e strabordi, poca attenzione infatti agli incombenti temi legati al nostro futuro prossimo e determinati dall’accelerazione del progresso tecnologico.

La tecnologia informatica sta già demolendo il nostro sistema aziendale, educativa e formativa, con una accelerazione che il nostro attuale mercato della manodopera non può sostenere e da un lato con l’immigrazione si introduce nel corpo sociale manovalanza a costo inferiore, con salari che abbassano i garantiti livelli degli autoctoni, dall’altro la “robotizzazione” farà il resto, in tema di riduzione delle garanzie sociali, il peggio però deve ancora arrivare.

La politica però guarda altrove, sembra, sul tema, condurre un veicolo ad occhi bendati. Occorre di contro quantomeno comprendere quanto sta accadendo, presupposto per evitare che la concentrazione del potere in mano a chi detiene i “dati” e i sistemi informatici, incrementi le garanzie di chi vive in super ville e faccia andare a vivere in degradati vespai urbani tutti gli altri.

La transizione a contesti di vita umana diversa potrebbe, se non normata e politicamente governata, condurre ad un quadro di aumento del benessere per pochi e la povertà in esponenziale espansione.

I progressi sull’intelligenza artificiale non possono essere argomento di ampia riflessione e intervento da parte della politica, i possibili “ Flash Crash” come quello della borsa USA del 05 maggio 2010, determinati dalla perdita di controllo sui programmi informatici in competizione sull’acquisto e la vendita di azioni per i proprietari, non possono essere solo compresi a posteriori, ma debbono porre domande ed aspettano reazioni e soluzioni concrete da parte di chi detiene il potere politico – giurisdizionale.

Non si tratta solo di prevedere gli effetti dei programmi tra di loro, ma di cogliere il possibile sorgere di agenti elettronici invisibili ed agenti in favore dei propri proprietari a danno del resto del mondo.

Occorre, dunque porre il tema nel dibattito politico e per farlo necessita una piena comprensione di quello che stiamo vivendo.

Stiamo attraversando un tempo in cui è possibile ordinare qualsiasi oggetto ed riceverlo in poche ore, ordino ora e domani mattina viene effettuato il recapito, ciò senza rendersi conto che il costo di tale ordine, è la chiusura di negozi di quartiere, la perdita di posti di lavoro.

I programmi che elaborano le nostre richieste, sollecitano i nostri desideri di immediato e indotto bisogno (tramite i c.d. server sirena), potrebbero però, se in crash, spegnere la rete elettrica, cancellare tutte le transazioni bancarie, annullare ogni prenotazione, sospendere ogni comunicazione a mezzo posta elettronica o chat, con i rispettivi allegati.

La politica deve allora comprendere le conseguenze dell’accelerazione, progresso tecnologico ed elaborare soluzioni ragionevoli, che garantiscano giustizia e coesione sociale.

E allora si ponga attenzione sui due percorsi in cui l’intelligenza artificiale sta avanzando, per successivamente porre rimedi e indicare linee che garantiscano il bene comune.

La c.d. prima classe di sistemi è costituita da prodotti già in avanzata fase di utilizzo, si tratta di sistemi che apprendono dall’esperienza, dalla nostra esperienza, che a differenza di noi umani però apprendono, come se noi fossimo dotati di milioni di occhi, orecchie poste ogni dove, queste macchine non sono coscienti, ma noi umani non comprendiamo a fondo come possano fare quello che fanno. Si tratta di intelletti sintetici a cui viene fissato un obiettivo, ma cui il creatore non può controllare che fine faranno, ci conoscono meglio di nostra madre o padre, e sono in grado di prevedere il nostro comportamento meglio di noi stessi, ci avvertiranno di soluzioni o pericoli, ne saremo/siamo fortemente condizionati, un esempio, saprà l’auto programmata, superare i limiti di velocità imposti, nel caso di accompagnamento urgente in ospedale a causa di un infarto?

Una seconda classe è quella dei c.d. operai artificiali, che più che nella forma di raggruppamento in robot, sono quelli nati dall’unione fra sensori ed attuatori.  Si tratta per esempio di sensori spasi ovunque o dei nostri “smart phone”, che osservano, raccolgono ed in un server remoto i dati, per poi a richiesta elaborali.  Si pensi ad esempio al nostro navigatore, che rileva dati per meglio condurci a destinazione.

Gli operai artificiali lavorano all’esterno e potranno essere utilizzati, in fabbrica, campi, per fare guerre, spegnere incendi, operare in ospedale, etc.

Lavorando insieme operai artificiali ed intelletti sintetici potranno sostenere una causa legale, stendere un contratto, prepararci piatti prelibati, guidare un satellite, un’autovettura.

Un’ampia fascia di umani si prepari ad essere sostituita e comprenda che anche se dotata di adeguata preparazione tecnologica al momento, non lo sarà più a breve.

Si preparino gli umani e la politica, qualcuno potrebbe comprare uno di loro invece di assumere o votare voi.